Come previsto pochi giorni fa nell’articolo relativo ai “finanziamenti” (chiamiamoli così) elargiti dalla Commissione europea alle ONG verdi per sostenere l’ecotruffa del Green Deal, su cui il mainstream ha prontamente steso un velo pietoso, sta ora per scoppiare la bomba a orologeria dei migranti.
Lo scooppone di un quotidiano rivela, infatti, che il caso Almasri sarebbe solo un tassello della strategia volta a indebolire l’Italia e che, dietro questa strategia, si celerebbero “grossi interessi per le esplorazione dei nuovi giacimenti” di petrolio in Libia (come se fosse una novità: chissà a che serviva l’AGIP creata dal Fascismo e chissà cosa voleva fare in Africa Enrico Mattei…).
L’altro tassello di questa strategia di destabilizzazione sarebbe costituito dall’uso dei migranti che partono – ma si tratta sicuramente di una coincidenza – proprio dalla Libia.
In un paese minimamente alfabetizzato e presente a sé stesso, non ci sarebbe bisogno delle banalità spiattellate da un quotidiano del mainstream per far entrare nella zucca dei cittadini che, chiunque voglia destabilizzare una comunità e il suo apparato di governo, non deve far altro che ridurre il grado di coesione nazionale (etnografica, linguistica, antropologica, culturale, socio-valoriale, politica, ecc.) e che lo strumento migliore allo scopo è una bella iniezione di elementi allogeni: e cioè di migranti.
Non è questo il caso dell’Italia, dove la cosiddetta società civile, vittima di una dittatura culturale globalista ultratrentennale, ha evidentemente bisogno di continue spintarelle per mandare giù concetti altrimenti elementari. E, in questo senso, una spintarella non da poco potrebbe essere costituita dalle polemiche innescate dalla sentenza della Corte di giustizia dell’UE in materia di migranti, che rischiano di riaprire il dibattito sul feticcio euro-globalista per eccellenza: il cosiddetto principio del primato del diritto europeo su quello nazionale.
Elaborato da giudici morti e sepolti da un pezzo (e non da un Parlamento eletto), esclusivamente allo scopo di agevolare la libera circolazione delle merci all’indomani del crollo del Gold Exchange Standard e dello shock petrolifero degli anni Settanta, questo principio, ossequiato come un vero e proprio dogma di fede, costituisce da un pezzo la pistola puntata alla tempia dei Paesi europei che vogliano riappropriarsi delle proprie risorse, del proprio destino e, soprattutto, della propria identità.
Se il dibattito sui migranti finirà per aprire gli occhi agli italiani, dovremo forse essere grati agli africani del fatto che i bambini e le mamme radical-chic che affollano piazza Testaccio non confonderanno più Cesare Battisti con il cantautore, o con il terrorista.