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Se l’uomo è ciò che mangia, l’Unione europea lo è di più

Dopo le tarme della farina essiccate, il braccio armato del mercantilismo globalista e transumanista – tanto per essere chiari: l’Unione europea – ha autorizzato l’impiego di polvere di grillo domestico come ingrediente per snack e alimenti.

Il tutto “a norma”, come si dice in questi casi, del regolamento sui “novel food” approvato nel 2015 (ma in vigore dal 2018) anche dal Parlamento europeo, ossia da quel simpatico gruppo di galantuomini – chiamiamoli così tanto per abitudine – che vengono liberamente e democraticamente eletti (e strapagati) dagli stessi cittadini benpensanti e perbenisti che oggi, allarmati dalla notizia, gridano allo scandalo alimentare.

I giornali-spazzatura del mainstream, invece, annunciano trionfalmente che c’è “forte interesse sul mercato europeo e internazionale verso il business” degli insetti, tenuto conto del fatto che aziende vietnamite (e fin qui ci sta), olandesi (e fin qui pure) e anche italiane (e qui un po’ meno) chiedono a quell’altro simpatico club di lobbisti denominato Commissione europea di essere autorizzate a immettere in commercio farine di insetti: richieste cui puntualmente l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (che nome rassicurante, vero?) risponde in modo affermativo, sulla base delle evidenze scientifiche fornite prioritariamente dalle stesse aziende produttrici e con la compagnia cantante dei soliti media asserviti che si sbracciano a dire che gli insetti dopotutto non fanno male, che li mangiamo da tempo, che già si trovano in tutti gli alimenti ecc. ecc. (sembra un po’ la storia del vaccino anti-Covid, non trovate?).

E che la vicenda si giochi tutta sul piano economico-commerciale è confermato dal fatto che l’unica preoccupazione espressa in proposito dall’associazione che dice di svolgere una funzione di “rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana” – ossia Coldiretti – è quella relativa alla “provenienza e tracciabilità” dei grilli e delle tarme: ciò che permette di cogliere il nocciolo della questione e di sfrondare da inutili orpelli declaratori le affermazioni di politici e ministri che fanno a gara per mostrarsi opportunamente (e temporaneamente) contrari ai novel food, siano essi locuste o hamburger sintetici prodotti in laboratorio.

Ora, che attrici hollywoodiane più o meno note si infilino in bocca cavallette e lombrichi, concionando di ambientalismo ed eco-sostenibilità, è un problema loro. Ma, per non farsi accecare dalla polvere così sollevata, i consumatori italiani dovrebbero tenere a mente le seguenti cose:

  • dal 2003, sulla base di alcuni simpatici regolamenti europei, gli alimenti costituiti, contenenti o derivati da OGM sono legittimamente immessi in commercio senza che i produttori siano obbligati a indicare la presenza in essi di materiale geneticamente modificato;
  • se da vent’anni i cittadini-sudditi europei mangiano OGM senza saperlo, perché l’Unione europea glielo impedisce, figuriamoci che pregnanza avranno gli obblighi che impongono alle aziende produttrici di alimenti a base di insetti di fornire ai consumatori tutte le informazioni utili e “in primis quelle relative agli allergeni” (e me’ cojoni! come direbbe l’Albertone nazionale);
  • visto che in questi giorni i soliti scienziati da salotto televisivo si stanno arrampicando sugli specchi per addossare agli “stili di vita” la causa dei 400.000 nuovi casi di tumore verificatisi nel 2022 – senza menzionare minimamente il cosiddetto vaccino anti-Covid – forse sarebbe il caso di chiedersi quanto e come inciderà su questi stili di vita una alimentazione a base di insetti;
  • è ovvio, infine, che questa “transizione alimentare”, come al solito imposta dall’alto, rappresenta un tassello ulteriore della strategia di soggiogamento biopolitico globale, dopo la vaccinazione di massa, la trasformazione dell’antropologia umana collegata e conseguente ai tanto strombazzati sviluppi della biorobotica e dell’intelligenza artificiale, la spinta all’eutanasia, il compostaggio dei corpi umani e, da ultimo, i diktat ambientalisti: e infatti i vermi vengono proposti, anche dalle attrici di cui sopra, come scelta alimentare eco-sostenibile al posto della carne bovina, perché le vacche, poverette, emettono troppa CO2 quando scureggiano (come del resto i bebè e gli animali domestici, di cui il World Economic Forum di quell’altro simpaticone di Klaus Schwab già propone la drastica riduzione). Al che la domanda sorge spontanea: e se anche miliardi di miliardi di grilli e di tarme scureggiassero?

Insomma, la deriva transumanista ci sta ormai prendendo per la gola. E se, come diceva Feuerbach, l’uomo è davvero ciò che mangia, ci trasformeremo tutti in vermi sulla scia (viscida, è il caso di aggiungere) dell’Unione europea che ce lo impone. Del resto, quando centinaia di milioni di persone continuano a chinare il capo di fronte al proprio carnefice senza trovare il coraggio di reagire in alcun modo ….