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Non sappia la tua destra cosa dice la tua sinistra

Parafrasando l’evangelista Matteo (Mt 6,1-6.16-18), se gli alleati di sinistra del Sindaco di Roma Gualtieri cominciano a esprimere forti perplessità sulla gestione del verde pubblico, figuratevi cosa dice l’opposizione di destra.

Ciò nonostante, nessuno alza un dito per fermare la mattanza degli alberi della Capitale, tanto estesa da snodarsi indisturbata per chilometri e chilometri: oggi, partendo da Testaccio per arrivare alla Sapienza, ho incontrato almeno quattro cantieri di operai che banchettavano come corvi sui resti di cinque alberi abbattuti, due pini, due platani e una quercia.

Di vero e proprio banchetto si tratta perché, tra le ragioni di tanta solerzia, ce n’è una che fa gola a molti: il riutilizzo dei materiali provenienti dagli abbattimenti.

Basti pensare che, all’inizio del 2024, il Ministero dell’ambiente ha chiesto espressamente alla Commissione europea se i residui derivanti dalla “manutenzione” (sic!) del verde pubblico potevano essere esclusi dalla disciplina comunitaria sui rifiuti – ed essere quindi riutilizzati nell’ambito di altri processi produttivi – e che, di fronte al secco NO di Bruxelles, l’ineffabile Campidoglio ha comunque modificato la normativa comunale legittimando l’utilizzo dei residui in questione nell’ambito di “esigenze di economia circolare”, e cioè come biomassa: che è notoriamente gestita da privati.

Meno alberi vuol dire più CO2, più polveri sottili e più riscaldamento globale: forse il modo migliore per ricordarlo al prof. Gualtieri sarebbe quello di farlo sostare un’oretta, la prossima estate, nel nuovo piazzale della Stazione Termini o nella tanto celebrata Piazza Pia dove, senza l’ombra di un albero (in senso letterale), a luglio le temperature supereranno i 40 gradi.

Al limite senza fascia tricolore, per stare più fresco.