Che differenza c’è tra gli impianti sciistici e gli oliveti pugliesi? Nessuna, perché entrambi sono sotto la minaccia della nuova dittatura scientista.
Gli oliveti della Puglia sono stati condannati a morte da normative europee e nazionali che pretendono di combattere il batterio Xylella mediante l’eradicazione degli olivi. E gli skilift sono stati condannati a morte da una ordinanza adottata in articulo mortis dal Ministro della salute del Governo Conte (che peraltro, così facendo, ha tolto le castagne dal fuoco al suo successore, e cioè all’Uomo della Provvidenza).
Quale è il punto di contatto tra skilift e olivi? Che in un caso e nell’altro decisioni politico-normative così rilevanti sono state adottate sulla base di pareri di organismi di consulenza scientifica: e cioè pareri di organismi puramente consultivi – e quindi per definizione privi di poteri vincolanti – resi sulla scorta di evidenze per definizione controverse e controvertibili, proprio perché di natura scientifica.
I risultati di questo sussulto scientista, che i media si ostinano a presentare e a celebrare come l’unico rimedio possibile a tutti i mali che affliggono l’umanità, sono sotto gli occhi di ciascuno di noi.
Gli olivi pugliesi vengono eradicati dal 2015: eradicati, si badi, non tagliati al piede, affinché non possano più ricrescere. Così, se i 280.000 piccoli produttori di olio pugliesi vogliono continuare a lavorare (e a vivere) sono obbligati ad acquistare e a ripiantare le varietà di olivi considerate “immuni” al batterio Xylella: guarda caso proprio quelle coperte dai brevetti registrati dai soliti Big della farmaceutica e da alcuni enti di ricerca.
I 120.000 occupati nel settore del turismo invernale (che stanno subendo perdite per 8,5 miliardi di euro) sono soltanto la punta dell’iceberg delle piccole e medie imprese italiane che l’emergenza COVID sta spazzando via, con sommo gaudio delle multinazionali inevitabilmente destinate a prenderne il posto. Dai maestri di sci ai ristoratori ai gestori di alberghi e B&B: vedremo cosa resterà di quest’ultima fetta del “Made in Italy” e del Bel Paese.
Questi risultati sono sotto gli occhi di tutti, come sotto gli occhi di tutti sono anche i provvedimenti finora adottati, sulla base del parere degli “scienziati”, per gestire tanto l’emergenza fitosanitaria da Xylella quanto la pandemia da COVID.
Ma, in fondo, perché perdere tempo a discuterne? Se uno scienziato raccomanda (raccomanda, si badi, non impone) al decisore politico di eradicare gli olivi, invece di trovare una cura al batterio Xylella, avrà i suoi buoni motivi, o no? Certo, è un po’ come se suggerisse di condannare a morte i malati di COVID, invece di curarli: e speriamo che non lo suggerisca così apertamente, visto che il Ministro della salute ha già stabilito che, tenuto conto della scarsità delle risorse, in futuro bisognerà scegliere chi curare e chi no.