Finalmente parto per le ferie, mi dicevo contenta ieri sera.
Oggi, arrivata a destinazione dopo una giornata allucinante di viaggio, ripenso al primo giorno di vacanza speso tra inspiegabili – e inspiegati – ritardi dei treni, stazioni ferroviarie (di partenza, di cambio, di arrivo) superaffollate, gente ammassata l’una sull’altra (agli italiani neanche il Covid ha insegnato a fare la fila…) e altre amenità del genere.
Ma al di là delle plateali – e forse non del tutto involontarie – inefficienze del sistema, la cosa che più mi ha colpita nel corso dell’intero viaggio è stato l’ampio, diffuso. articolato allarmismo climatico. Dai monitor delle stazioni a quelli del supermercato dove ho fatto un po’ di provviste, continui avvisi sulla questione green: a quanti gradi deve funzionare il condizionatore, quando accendere la lavatrice, perché i tessuti naturali inquinano più di quelli sintetici (sic!), ecc. ecc.
Un martellamento sistematico, evidentemente ben coordinato con l’ulteriore allarmismo riguardante il caldo: “temperature estreme”, “bollino viola” (ossia peggio che rosso), “clima impazzito”, “situazione fuori controllo” e molto altro ancora in un crescendo terroristico. Allarmismo, quello sul caldo, alimentato da trovate che potrei anche definire bizzarre, se non fossero chiaramente truffaldine, come nel caso della misurazione della temperatura “al suolo”: secondo voi, l’asfalto sotto il sole è più o meno caldo del pavimento ombreggiato del mio terrazzino? E ancora: come mai anche i siti internet più autorevoli, a seconda delle sezioni consultate, indicano temperature diverse per la stessa località e nella stessa ora?
In sintesi, mi sembra evidente l’accelerazione verso nuove emergenze e nuovi “whatever it takes” che gli Uomini della Provvidenza, vecchi e nuovi, tenteranno di imporre tra l’acquiescenza dei pavidi e dei benpensanti e le resistenze di chi – per il solo fatto di esprimere dubbi – sarà fatalmente tacciato di negazionismo, anti-scientismo, oscurantismo, complottismo, ecc. ecc.
Un film già visto, direte voi. E infatti ciò che anche stavolta sta emergendo in modo evidente, come ai tempi del Covid, è il miserabile, colluso e servile silenzio dei vari rappresentanti della mia categoria. Del resto, come scriveva nel 1965 Robert Heinlein, gli scienziati “vanno eruditi nel campo del retto pensiero e iniziati ai misteri per diventare una forza di conservazione, invece che un focolaio di dubbi, di contrasti, di ribellione”.