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Le specie aliene non sono il granchio blu

Mentre buona parte degli italiani è impegnata a seguire col fiato sospeso le vicende di un generale dell’esercito che ha fatto del “politicamente scorretto” la propria bandiera – e che con ogni probabilità finirà per campare proprio di politica – continua incessante il tam tam mediatico sulla presenza nell’universo di  altre forme di vita che sarebbero da tempo in contatto con noi mediante meccanismi e strumenti tra i più vari e fantasiosi: dai misteriosi segnali radio captati nello spazio a cadenza periodica, alla presenza di astronavi extraterrestri tra i ranghi dell’aeronautica statunitense, fino alla denuncia delle intimidazioni subite da funzionari ed esperti impegnati a studiare gli UFO per conto di agenzie governative e non.

Che la prossima emergenza mondiale, dopo il Covid e i gretini, sia un’invasione aliena o, al limite, una bella pioggia di meteoriti?

Chissà. Intanto accontentiamoci di affrontare la specie aliena più chiacchierata dell’estate, ossia il granchio blu originario delle coste occidentali dell’Atlantico, ma destinato a incrinare la biodiversità del Mediterraneo, che qualche galantuomo propone di combattere a tavola, a colpi di pinza e forchetta, per ridicolizzare la portata del fenomeno e occultare le sue cause, mai sia se ne parlasse male: la globalizzazione.