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Le pecore ai lupi

Non so se sono più coglioni quelli che in questi due anni e mezzo hanno giocato a fare i dissidenti intrattenendomi amabilmente con stronzate tipo le scuole parentali e gli ecovillaggi sperduti tra i boschi o quelli che si aspettavano che la Corte costituzionale dichiarasse l’illegittimità dell’obbligo vaccinale: che è un po’ come raccomandare le pecore ai lupi.

Per non parlare di quelli che in queste ore mi scrivono per chiedermi se è vero che, dopo la sentenza della Consulta, torna in vigore l’obbligo vaccinale.

Se un giorno, dopo l’estinzione della nostra specie, i marziani scenderanno sulla terra e troveranno i resti della nostra pseudo-civiltà, la cosa che li stupirà di più, c’è da scommetterci, saranno le tracce evidenti della coglionaggine degli italiani, che il Covid ha moltiplicato per quattro.

Coglionaggine confermata ulteriormente dal fatto che nessuno, o quasi, ha colto la vera essenza della sentenza della Corte costituzionale, e cioè preparare il terreno alle misure che, con la prossima pandemia, saranno invariabilmente adottate contro i no-vax: e quando l’alternativa sarà il licenziamento e 10.000 (o 50.000) euro di multa, vorrò vedere chi avrà le palle per non vaccinarsi.

Ma, poiché la coglionaggine è senza fondo, c’è da scommetterci che una parte dei lettori di questo blog se la prenderà a male non solo per le parolacce che sto volutamente usando, ma anche per il mio pessimismo, che sicuramente sarà giudicato catastrofista e menagramo. Che è un po’ come dire che la città di Troia cadde non per l’astuzia di Ulisse, ma perché Lacoonte aveva svelato l’insidia che si celava dentro il famoso cavallo.

Non c’è niente da fare. Stiamo perdendo la guerra non per la forza dei nemici, ma per l’insipienza degli amici a cui, come si dice in questi casi, in culo entra, ma in testa no.

Quasi quasi è meglio l’atomica.