Il bello è che la gente pensa che l’Uomo Forte sia estraneo alle logiche politico-partitiche italiane. Come se il teatrino messo in scena durante la crisi di governo non fosse stato pianificato a tavolino, proprio dai partiti, al solo scopo di permettere a Mattarella di aprire la porta al Deus ex machina europea (replicando l’esperienza Napolitano-Monti del 2001).
Il bello è che la gente pensa che l’Uomo Forte risolverà i problemi dell’Italia. Come ad esempio l’agricoltura, in un Paese dove le riforme imposte dall’Europa a partire dal 1992 hanno messo in ginocchio la produzione e hanno livellato verso il basso la qualità. Oppure l’ambiente e il paesaggio, in un Paese dove non ci mancavano che le trivelle per accelerare i processi di degrado e dove il cemento consuma territorio al ritmo forsennato di 100.000 ettari l’anno. Oppure l’arte, l’architettura, l’archeologia e tutte le altre ricchezze del Bel Paese che il mondo ci invidia(va) e che, proprio per questo, deve in qualche modo compromettere o scipparci. Per non parlare, che so, di qualche altro piccolo problemuccio come la mafia, che però, in fondo, neppure Mussolini riuscì a eradicare.
Il bello è che la gente pensa che l’Uomo Forte salverà l’economia italiana, negoziando soprattutto l’aiuto dell’Europa. Come se non fosse stato proprio lui, nel 1992, a gestire le privatizzazioni e le liberalizzazioni imposte da Bruxelles, che di fatto hanno stravolto il tessuto industriale nostrano e che hanno aperto la strada, in Italia, al capitalismo della finanza multinazionale (bolle speculative comprese), con buona pace delle piccole e medie imprese a cui il COVID ha dato la mazzata finale. E vedremo cosa succederà con le pensioni e la sanità.
Il bello è che la gente pensa che l’Uomo Forte ci farà uscire dalla pandemia. Come se lo stato di emergenza non avesse creato le condizioni per l’insediamento di questo ulteriore governo tecnico. E vedremo se le due cose non andranno a braccetto.