Vai al contenuto

Il sovranismo ai tempi del COVID

L’annuncio “Non dipenderemo da altri Paesi!” rimbalza sulla Rete, scuote finalmente le coscienze e suscita un’improvvisa ondata di ottimismo. Ci vuole poco, però, per smorzare gli animi, soprattutto dei più nostalgici e dei (pochi) studiosi di quel peculiare modello economico conosciuto come “autarchia”.

L’annuncio in questione, infatti, non proviene dal Capo dello Stato, né dal presidente del Consiglio dei ministri o da quelli di Camera e Senato, né tanto meno dal presidente di Confindustria: è opera, invece, del direttore scientifico di un ospedale romano, lo Spallanzani. E, ovviamente, non riguarda il sistema industriale e produttivo della Nazione, ma soltanto il vaccino anti-Covid. E poi, in fondo, non si tratta neppure di un vero e proprio annuncio, perché a leggere interamente l’intervista concessa da questo pacato signore, che per ricoprire la carica di direttore scientifico di un ospedale così importante deve essere quanto meno un luminare della medicina, ciò che emerge non è tanto una trionfale dichiarazione di acquisita autonomia scientifica, quanto piuttosto il semplice auspicio che l’Italia possa diventare, da qui a un anno, più o meno autosufficiente nell’approvvigionamento del vaccino.

Per il momento, quindi, niente derive autarchiche, né tanto meno sovraniste, ci mancherebbe. Eppure …

Altro media, altra notizia. Con riferimento alle note (e sempre uguali) vicende bielorusse, il Segretario generale della NATO afferma: “Nessun Paese deve interferire negli affari di uno Stato sovrano. Spetta solo al popolo bielorusso decidere il proprio futuro. Azioni dall’esterno sarebbero ingiustificate”.

Con una dichiarazione semplice e diretta, l’algido Segretario (non a caso norvegese) di una organizzazione internazionale a vocazione politica quale la NATO ci ricorda ciò che qualsiasi studente universitario di diritto internazionale sa: e cioè che uno Stato, per essere tale, deve essere sovrano; e che uno Stato sovrano, per essere tale, deve poter scegliere liberamente, e senza condizionamenti esterni, strumenti e mezzi di esercizio del proprio potere di governo.

Messa la questione in questi termini, appare finalmente nella sua reale prospettiva, fuorviante e strumentale, il dibattito sul “sovranismo”, singolare neologismo utilizzato alla stregua di una parolaccia dai partiti politici e dai media nazionali più sensibili alle posizioni liberiste sostenute dalle organizzazioni internazionali a vocazione economica (quale l’UE).

Chissà se, tra un lockdown e l’altro, almeno il Covid riuscirà a fare giustizia di queste polemiche tagliate su misura per la politica (e la stampa) italiana.