Un intellettuale televisivo ha affermato ineffabile, parafrasando Pasolini, che “Bisogna ritrovare quel senso poetico di amore verso la scienza e le istituzioni”.
Premesso che l’idea che Pasolini aveva della scienza e delle istituzioni era tanto complessa quanto lontana da quella del suo (e del nostro) tempo, ci sarebbe da chiedersi se il “senso poetico di amore” di cui parla il nostro intellettuale sia davvero giustificabile in una società che, nell’era post-Covid, si avvia ad essere ricostruita secondo il Panopticon (esplicitato dalla foto di copertina).
Allo stesso modo – ma stavolta senza scomodare il modello creato da Bentham e fatto proprio da Orwell e Foucault – ci sarebbe da chiedersi se l’illimitata fiducia verso la scienza (o lo scientismo?) auspicata dal nostro intellettuale possa giustificarsi alla luce di quei legami tra tecnologia, finanza e mercato che ormai sono sotto gli occhi di tutti, ma che continuano ad essere travisati da un’opinione pubblica confusa e spaventata. Basti ricordare, solo per fare un esempio, che il 10% del bilancio dell’OMS è finanziato da soggetti privati di cui nessuno conosce scopi, interessi e strategie.
Alla luce di questi legami tra tecnologia, finanza e mercato andrebbero valutati anche gli obiettivi reali della campagna vaccinale, che ha buon gioco nell’imporre un numero crescente di dosi ad un pubblico praticamente sotto ipnosi, che non riesce ad afferrare evidenze tanto evidenti ed eclatanti quanto colpevoli di entrate in conflitto con quelle “ufficiali” (e cioè televisive).
Un esempio? Se il tasso di contagiosità di Paesi interamente vaccinati (l’Irlanda, ad esempio, o Gibilterra) è decine di volte più alto che in Italia, che senso ha imporre, da noi, terze e quante dosi? Che senso ha vaccinare i bambini? Che senso ha “criminalizzare” gli italiani che hanno scelto di non vaccinarsi e additarli all’opinione pubblica come i nemici pubblici, gli untori o, addirittura, i disertori? Che senso ha tacitare l’esistenza di strumenti di prevenzione e terapia già consolidati altrove e alternativi al vaccino? Che senso ha affermare, come fanno i cosiddetti responsabili politici di questo Paese, che “chi non si vaccina muore” o che “sarà un Natale normale, ma solo per i vaccinati”?
Nessun senso. A meno che la campagna vaccinale persegua scopi diversi da quelli puramente sanitari e sia funzionale ad una nuova gestione politica della società da realizzarsi mediante l’introduzione, in particolare, di uno strumento di controllo permanente, quel Panopticon di cui si è detto in apertura, che chi ci governa preferisce chiamare Green Pass o Super Green Pass.
Uno strumento, come ormai è noto a molti, che ci dice che tutto ciò che fino a poco tempo fa davamo per scontato (viaggiare, studiare, lavorare, andare al bar, al ristorante, al cinema, in palestra) diventerà frutto di una graziosa concessione statale (o di quegli attori che si muovono dietro il velo della sovranità statuale). Uno strumento che ci dice che tutti quei diritti che consideravamo acquisiti e naturali saranno condizionati all’adesione ad un modello tecno-sanitario fondato oggi sul vaccino e domani chissà.
Perché è ovvio che il Green-Opticon è solo l’inizio.