“È accaduto, quindi può di nuovo accadere”: con questa frase, presa in prestito da uno scrittore ebreo notoriamente non credente e fortemente critico nei confronti di Israele, gli ebrei celebrano il loro Giorno della Memoria.
Lo scrittore in questione è l’italiano Primo Levi che, essendo passato a miglior vita nel 1987, non ha fatto in tempo ad assistere ai recenti fatti di Gaza.
Ha fatto in tempo, però, a vedere il primo atto del conflitto arabo-israeliano del 1948, che diede il via alla Nakba, l’esodo forzato dei Palestinesi; la crisi di Suez del 1956, quando Israele occupò il Canale insieme a Francia e Regno Unito; la guerra dei sei giorni del 1967, quando Israele invase il Sinai, la striscia di Gaza, la Cisgiordania, Gerusalemme Est e le alture del Golan; la guerra del Kippur del 1973, che portò alla crisi petrolifera degli anni Settanta; e l’operazione “Pace in Galilea” del 1982, quando Israele invase il Libano e cominciò la caccia all’uomo nei campi profughi palestinesi di Sabra e Chatila.
“È accaduto, quindi può di nuovo accadere”: e infatti è proprio così, più o meno ogni dieci anni.