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Il gioco di squadra del Covid. O di squadrista?

Non mi è ben chiara una cosa: se uno nega l’esistenza del Covid è negazionista, e va bene, ma se uno dice che il Covid esiste, eccome, anche perché potrebbe essere stato creato e diffuso appositamente allo scopo di perseguire certi obiettivi, cos’è?

In attesa di vedermi affibbiare qualcuna delle solite etichette (complottista? oscurantista? antiscientista?), cerchiamo almeno di vedere alcuni di questi obiettivi, diversi ma funzionali tra loro come i giocatori di una grande squadra.

Anzitutto, questo ormai l’hanno capito tutti, irreggimentare la paura, ciò che permette a chi detiene il potere di giustificare l’introduzione di qualsivoglia misura di controllo globale: dall’App immuni al passaporto sanitario, gli esempi sono tanti e si moltiplicheranno in futuro. Per non parlare del vaccino, che dischiude scenari talmente discriminatori e lesivi delle libertà individuali che il tentativo dei media di presentarlo come una strenna natalizia fa, appunto, paura.

In secondo luogo, consolidare il ruolo della tecno-scienza, che solo fino a poco tempo fa era messo ampiamente in discussione tanto da alcuni strumenti del diritto internazionale (ad esempio la Convenzione di Oviedo) quanto dalla società civile. In futuro, invece, come già annunciano alcuni ineffabili esperti dell’OMS, per evitare le nuove pandemie – che chissà perché si danno per scontate – occorrerà “aumentare le capacità di sequenziamento genomico in tutto il mondo, che altro non vuol dire che mettere impunemente le mani su quello sterminato serbatoio di risorse biologiche rappresentato dal corpo umano, fino a ieri esclusiva e inviolabile proprietà di ciascun essere umano. E tutto ciò, ovviamente, non per scopi scientifico-terapeutici, ma puramente brevettuali e, quindi, economici.

In terzo luogo, spingere sull’acceleratore dell’omologazione culturale, azzerando ogni residua autonomia intellettuale e ogni residua capacità di analisi critica, come dimostrano la polemica sul “negazionismo” ricordate in apertura. Chiunque contesti non tanto e non solo l’esistenza del virus, ma soprattutto le strategie ufficiali di gestione della pandemia, è un negazionista e, come tale, va emarginato e se possibile perseguito, come sta accadendo in questi giorni al medico francese Didier Raoult, messo formalmente sotto accusa per avere osato sperimentare contro il Covid un semplice farmaco antimalarico.

Ciò che, è un po’ difficile negarlo, apre inevitabilmente la strada all’olio di ricino e al manganello, non solo mediatico.

Che dite, basta?