In attesa che il Governo istituita la “Giornata nazionale della resilienza”, che potrebbe vantaggiosamente sostituire quella della Resistenza di ormai superata memoria, prepariamoci a festeggiare un’altra data: il 21 giugno 2021, giorno in cui finirà il coprifuoco e, per la gioia di molti italiani, ricominceranno gli aperitivi e le cene in terrazza, tipo Grande Bellezza.
Il 21 giugno, peraltro, è una data tradizionalmente gradita al pubblico, perché coincide più o meno col solstizio d’estate e quindi ben si sposa col segnale di speranza e di ottimismo che il Governo è interessato a lanciare: la fine dell’incubo, la ripresa della normalità, la riapertura dei ristoranti!
Tutto ciò, ovviamente, grazie ai risultati della più grande campagna di vaccinazione di massa della storia contemporanea. Eh già, perché si stima che per quella data una larghissima maggioranza degli italiani sarà stata vaccinata e buona parte di questa larghissima maggioranza con il primo e più mirabolante vaccino immesso in commercio: quello prodotto dalla Pfizer, fondato sulla tecnica dell’mRNA, sperimentato in tempi brevissimi e autorizzato il 21 dicembre 2020 dalle istituzioni europee. Una tecnica di ingegneria genetica a dir poco sperimentale, quella dell’RNA messaggero (o mRNA), di cui non si conoscono gli effetti nel breve come nel lungo periodo e che potrebbe (sottolineo il condizionale) indurre modificazioni nel DNA dei soggetti riceventi, almeno a quanto sostengono alcuni illustri scienziati, peraltro prontamente contraddetti da scienziati altrettanto illustri.
Ora, il 21 giugno è una data importante ai nostri fini non solo per i motivi di cui abbiamo parlato finora. Ma anche per un altro motivo, di cui invece nessuno parla.
Il 21 giugno, infatti, scade il termine per presentare la domanda di rinnovo dell’autorizzazione concessa alla Pfizer in via “condizionata” dalle istituzioni di Bruxelles, Perché condizionata, vi chiederete? Semplice: perché l’autorizzazione è stata concessa, ai sensi della normativa europea (e cioè il regolamento della Commissione n. 507/2006), in assenza di completi dati scientifici e clinici in merito alla sicurezza e all’efficacia del vaccino.
Impossibile, direte voi. No, invece, perfettamente in linea con lo spirito mercantilista delle norme europee. Ma andiamo avanti. In un caso come quello indicato, e cioè in assenza di dati scientifici completi sulla sicurezza del vaccino, la più importante “condizione” da soddisfare per ottenere l’autorizzazione all’immissione in commercio è che il vaccino risponda a “esigenze mediche insoddisfatte”, e cioè quelle rispetto alle quali non esista un “metodo soddisfacente di trattamento”.
Adesso cominciate a capire perché tutti i riflettori mediatici e politici sono stati puntati sul mirabolante vaccino sperimentale e non sulla ricerca di terapie specifiche, vero? E scommetto che cominciate a capire anche l’importanza, ai fini della campagna vaccinale, della strategia della “vigile attesa e tachipirina”, varata dal Ministero della salute nel novembre 2020, secondo cui i malati di Covid dovevano restare a casa ed essere sottoposti esclusivamente a trattamenti “sintomatici”.
Ma non finisce qui. Entro sei mesi dalla scadenza annuale dell’autorizzazione condizionata, il beneficiario interessato al rinnovo deve produrre evidenze scientifiche in grado di confermare che il rapporto rischi/benefici, connesso all’uso del vaccino, sia positivo. Per fare ciò, il beneficiario deve avviare nuovi studi clinici, o completare quelli in corso, sostenendo i costi relativi e andando incontro al rischio di riscontrare eventuali, imbarazzanti evidenze scientifiche negative.
Come si è detto, il termine dei sei mesi scade, guarda la combinazione, il 21 giugno 2021. Ma è evidente che, se per quella data, il 70, l’80% degli italiani sarà stato vaccinato, il rinnovo dell’autorizzazione condizionata diventerà superfluo e, con esso, anche la ricerca dei dati scientifici che comprovino un rapporto costi/benefici positivo.
E chi se ne frega se il vaccino, nel frattempo, avrà causato effetti avversi. Tanto, nei futuri, eventuali contenziosi, gli avvocati delle aziende farmaceutiche sapranno sempre come utilizzare a proprio vantaggio evidenze scientifiche incerte, controverse e non definitive, come è successo finora in tutti i campi dove si sono scontrare le esigenze di tutela della salute con quelle, contrastanti, del libero mercato.
Capito il trucco del 21 giugno?