Il Coronavirus almeno un merito ce l’ha: quello di avere ricordato agli italiani l’esistenza della gerarchia delle fonti normative. Che poi spetti non a un giurista, ma a un personaggio del mondo dello spettacolo di richiamare l’attenzione del pubblico su questa gerarchia, è un altro paio di maniche.
Così, un Enrico Montesano scatenato nei pressi di piazza di Montecitorio ha ricordato a due agenti in borghese (che volevano imporgli l’uso della mascherina), e a quanti lo riprendevano con i telefonini, che l’obbligo di indossare il “dispositivo individuale di protezione” deriva da un provvedimento di rango subordinato rispetto alle disposizioni di legge che impongono di circolare a volto scoperto.
E non si venga a dire che il provvedimento in questione è volto a tutelare un’esigenza di interesse generale (la salute pubblica) prevalente su un’altra esigenza di carattere generale, pure tutelata dalla legge (la pubblica sicurezza).
Perché, a parte il fatto che questa prevalenza andrebbe stabilita caso per caso e in concreto dal giudice competente a dirimere eventuali controversie in materia, non è chiaro per quale motivo da quasi un anno a questa parte l’unica autorità normativa italiana in materia di COVID sia il Presidente del Consiglio e non il Parlamento.
O forse è chiaro a tutti, anche se nessuno fa nulla.
Vi ricordate chi era Amerigo Dumini? Quello che rapì e uccise impunemente, in complicità con altri, l’onorevole Giacomo Matteotti. Con l’omicidio Matteotti cominciò la fase dittatoriale del fascismo mussoliniano, che fino ad allora si era mantenuto più o meno sui binari dello Statuto Albertino.
Ecco, tanto per essere chiari, il COVID è Amerigo Dumini e noi siamo Giacomo Matteotti. E per fortuna che c’è Montesano.