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Chissà cosa avrebbe detto Paolo VI del portafoglio digitale?

Mentre i soliti giornalisti cialtroni e corrotti tentano di distrarci con emergenze ambiental-climatico-idrico-energetiche, comincia a farsi strada anche nelle menti più ottenebrate la consapevolezza che la grande truffa del Covid sia servita essenzialmente a introdurre il Green Pass; e che quest’ultimo sia servito, a sua volta, a sdoganare meccanismi “premiali” che presto saranno estesi ad altri campi.

E’ il caso del “portafoglio digitale europeo” promesso, o per meglio dire minacciato, da un ministro della repubblica che, prima di entrare nel governo, faceva il manager di banche d’affari, gruppi editoriali e multinazionali delle telecomunicazioni (ma è solo una coincidenza).

Nel portafoglio digitale rientrerà di tutto, dai dati sanitari ai documenti d’identità al nostro stipendio: tutto controllabile con un click dal governo, che con un click potrà premiare comportamenti virtuosi (hai montato i pannelli solari? eccoti un bel biglietto omaggio per il cinema!) oppure spegnere non vaccinati e oppositori in genere.

Certo, mi rendo conto che per molti sia difficile credere che un governo che ha giurato fedeltà alla Costituzione finisca per attentare alla libertà, alla salute e alla sicurezza dei cittadini: ma non è successo proprio questo, negli ultimi due anni e mezzo?

A chi, invece, avesse già scelto la strada della disobbedienza civile, gioverà senz’altro ricordare che, 55 anni fa, nel 1967, un Pontefice (Paolo VI) ammetteva in una lettera enciclica: “quando popolazioni intere … vivono in uno stato di dipendenza tale da impedir loro qualsiasi iniziativa e responsabilità … grande è la tentazione di respingere con la violenza simili ingiurie alla dignità umana”.

Chissà cosa avrebbe detto Paolo VI del portafoglio digitale?