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Anche in Canada si parla francese

Come Parigi nel 1789 fu la tomba dell’assolutismo, Ottawa costituisce oggi il baluardo difensivo della libertà contro un potere oscuro che manovra le sue marionette da dietro una cortina di fumo che noi continuiamo a chiamare, per stanca convenzione, “stato”.

La pandemia che ha travolto il mondo intero almeno un merito lo ha: quello di avere aperto gli occhi a molte persone su come, quando e perché le democrazie occidentali sono state gradualmente sostituite, una a una, da sistemi di governo orwelliani in grado di limitare diritti e libertà fondamentali fino a soffocare qualsivoglia forma di dissenso, risvegliando il mostro del totalitarismo.

Il principale fronte di questo conflitto tra bene e male è oggi il Canada, dove le proteste dei camionisti, appoggiati dalla popolazione, hanno indotto un governo in apparenza liberale e progressista a gettare la maschera e a invocare la legge marziale e il blocco dei conti correnti di quanti contestano, dopo due anni, restrizioni e divieti.

Il Canada è solo la punta dell’iceberg, intendiamoci. Basti pensare alle misure liberticide adottate in Italia dal Governo della Provvidenza, che impongono il Green Pass per accedere ai luoghi di lavoro e l’obbligo vaccinale a tutti i cittadini al di sopra dei 50 anni d’età.

Vedremo se in Europa, e in Italia, accadrà quello che si sta verificando oltreoceano. Punti di contatto ci sono: oligarchie ereditarie e politici corrotti al soldo delle multinazionali, media bugiardi e ossequiosi del potere, cittadini rintronati dall’abuso della tecnologia. Ma c’è anche qualche punto di divergenza: primo tra tutti, il senso civico e l’amore per la democrazia degli abitanti del Nuovo Mondo.

Chissà che il Canada non diventi il futuro, possibile protagonista di una pagina di storia simile a quella scritta in Francia nel 1789. Del resto, “liberté, égalité, fraternité” si scrive e si pronuncia nello stesso modo a Parigi come nel Québec o nell’Ontario.